La sindrome di Peter Pan

Peter Pan, personaggio nato dalla fantasia dello scrittore James Matthew Barrie, è un eterno bambino che non vuole crescere, per paura di diventare grigio e noioso come gli adulti, o la maggior parte di essi.
Mio figlio, come Peter Pan, non accetta volentieri il fatto di non essere più un bimbetto  coccoloso e di progredire sempre più verso una fisionomia da ragazzino sempre più snello e meno paffuto e, ahimè, sempre più alto.  Come sottolineano tutti ogni volta che ci vedono insieme, infatti, sta per superarmi in altezza (cosa non molto difficile, in realtà!). 
Sia lui che Sara, infatti, crescono a vista d'occhio e la loro evoluzione psicofisica, al momento, mi salta agli occhi con più evidenza, dal momento che passo la gran parte delle mie giornate con dodici esseri umani cicciotti e dotati di ciuccio e pannolino.
Spesso, quindi, rientrando a casa dal lavoro, mi soffermo a guardare i miei figli e con ammirazione, stupore e un pizzico di terrore esclamo: «Mamma mia, come siete diventati grandi!».
Puntualmente, la loro reazione è piuttosto negativa, entrambi si mostrano contrariati da questa mia constatazione, in particolar modo Luca che nonostante il suo pensiero somigli a quello di un 42enne vissuto e intellettuale, continua a dichiararsi bambino orgoglioso della sua, irrinunciabile, infanzia.
Pur trovando meraviglioso il suo rifiuto per le corse e le tappe bruciate, cerco però di fargli capire che crescere è una cosa bellissima, che fa parte della natura e che rimanere  piccoli in statura e in tutto il resto sarebbe patologico e non così bello da affrontare.
Per quanto comprenda il mio punto di vista, lui prosegue comunque la sua litania, lamentandosi soprattutto di una cosa: il fatto che io non possa più prenderlo in braccio e spupazzarlo come prima.
L'altro pomeriggio, quindi, ho provato a rassicurarlo dicendo che invece posso ancora farlo.
Mi avvicino e lo afferro per sollevarlo, che ci vuole...
aspetta... ci riprovo, lo afferro da un altro punto..
...no..
...quindi..
Proviamo afferrando  le gambe..
uno.. due.. tre...
...
...
No...
Lo devo ammettere...ha ragione lui: non riesco più a prenderlo in braccio!
I miei 148 cm sono quasi del tutto annientati dai suoi 135... a breve sarà lui a sollevarmi, che gli piaccia o no!
Poco importa... troviamo alternative allo spupazzamento, il solletico e i baci sono possibili anche sul divano o sul lettone.
Per il resto una rassicurazione: ogni giorno il mio amore per loro aumenta e ad ogni passo in più, ad ogni loro progresso il mio orgoglio per loro non fa che alimentare il mio sentimento.
Speriamo basti a tranquillizzarlo.
Voi che dite?


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