Blogger per passione

Circa sette anni fa, quasi per caso, mi è stato chiesto di provare a scrivere di me e della mia maternità.
Un tema delle medie è subito riaffiorato alla mia mente: scrivevo che un giorno avrei pubblicato un libro e promettevo a un paio di persone che gliene avrei regalato una copia.
L'invito quindi mi è subito sembrato intrigante e ho provato ad accettarlo.
La prima parola a cui penso è sicuramene divertimento, nello scrivere e nel rileggere.
Mi diverte un mondo usare le parole, incastrarle in modo insolito nel tentativo ora di fare riflettere, ora di fare sorridere. La soddisfazione più grande la provo quando, rileggendo, rido come se non le avessi scritte io, e pensare di regalare la stessa risata a qualcun altro mi gratifica in modo inspiegabile.
L'idea di fare nascere questo blog è nata poi dopo circa due anni, dal desiderio di fare della mia passione una cosa che appartenesse solo a me, che dipendesse solo da me, e di cui raccogliere frutti e insuccessi.
L'inizio è stato esplosivo, la passione aveva innescato un motore  di una forza incredibile, la risposta da parte di chi mi leggeva era ricca di aspettative e di entusiasmo e questo mi caricava ogni giorno di più.
La passione è come un esaltatore del carburante: innesca la combustione  e il motore  parte, apparentemente in grado di superare ogni tipo di ostacolo.
La benzina, però, non è inesauribile, occorre associare alla passione dell'altro che consenta di alimentare la motivazione, che dia una risposta concreta e fruibile nel quotidiano a tutte le fatiche connesse con il lavoro che si nasconde dietro un banalissimo e semplice diario.
Se scrivere infatti può essere (ma non sempre) immediato, diretto, rapido, dettato da una mente che brucia di idee e deve coordinarsi con dita che volano sulla tastiera, altri aspetti non sono semplici da gestire come potrebbe sembrare.
Tutto quello che riguarda il lato tecnico rappresenta una fatica e ruba una fetta di tempo senza fine e senza possibilità di previsioni precise:  dalla grafica alla connessione con i social network, dalla scelta di immagini che siano pertinenti e che, in caso derivino dal web, non siano protette da copyright facendoti rischiare una denuncia per furto di diritti riservati.
Tutto questo ovviamente può  moltiplicare il tempo speso all'infinito, soprattutto quando il computer non vuole saperne di collaborare o il mondo che ti circonda non è in grado di comprendere che non stai perdendo tempo inutile, ma stai tentando di dare un senso alle tue fatiche e di fare della tua passione qualcosa di produttivo.
Inutile girare attorno alla parola produttivo senza definirla in concreto: l'inesistanza di un ritorno economico, ad un certo punto, riesce a svilire anche la passione, che preferisce riaddormentarsi piuttosto che bruciare energie inutili.
Questo è il motivo per cui, nei miei Diari Motherni, spesso si aprono  voragini: ostacoli e intoppi di cui alcuni anche parecchio gravi, disguidi tecnici  e il bisogno di dare la precedenza ad altro che, sempre in maniera molto limitata, possa essere in qualche modo produttivo, spinge inevitabilmente a mettere da parte la tastiera e a tacere la voglia di scrivere.
Scrivere, poi, è come fare movimento fisico per dimagrire: più stai fermo, più fatichi a ricominciare perchè i muscoli si atrofizzano, il dolore che viene dopo ti spaventa prima di cominciare e il non avere ottenuto risultati soddisfacenti ti impedisce di trovare la giusta motivazione per riprovarci.
Poi, però, accade qualcosa, e tutto si riattiva come per magia: persone che incontri per strada e ti dicono di sentire la mancanza dei tuoi racconti, una blogger più affermata di te che ti dice che non devi smettere perchè la scrittura ce l'hai dentro e il desiderio di ricominciare si fa talmente forte da riaccendere la miccia, provocando di nuovo quella combustione.
La miccia, stavolta, è stata riaccesa da Libriamoci, dalla riscoperta della lettura come strumento educativo e formativo (e si sa, per chi ama scirvere, leggere è il modo migliore per ricordarselo), ma soprattutto dal riscontro positivo sui ragazzi e sugli insegnanti, che con i loro grazie e il loro affetto hanno dato contenuto a un nuovo post al quale, come vedete, ne sono seguiti un'infinità. Altre preoccupazioni, poi, di non avere più tempo per poterlo fare, hanno alimentano ancora questa voglia di essere non quello che gli altri e soprattutto il mondo del lavoro vorrebbero da me, ma di essere, o almeno di provarci, il meglio di me stessa: una pedagogista che ama formare e non insegnare e una mamma, disastrosa e complicata, che però si sforza ogni giorno di dare il meglio di sè e che, soprattutto, ama raccontarlo .
A mia figlia, che un giorno ha provato a dissuadermi dallo scrivere ancora, ho provato a chiedere cosa avrebbe pensato se io le avessi impedito, ogni giorno, di giocare. Il suo sguardo, quasi terrorizzato, mi ha dimostrato che aveva capito: scrivere, per me è come un gioco che, per quanto faticoso  e pieno di regole da seguire, mi diverte e mi gratifica facendomi stare indiscutibimente bene e trasmettendomi la sensazione che sto cercando, in tutti i modi, di essere il meglio di me stessa.

Commenti

  1. Cara Elisa,

    Scrivere è una passione che si alimenta di momenti di quiete e riflessione per ripartire con slancio. Le pause sono normali e inoltre si può scrivere anche per sé stesse o i propri figli in un altrove che può essere anche privato. Sono felice che tu abbia ripreso.

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  2. Grazie, e non solo per il commento, ma per essere stata una delle micce!

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  3. Cara Elisa. Grazie ai tuoi post quotidiani mi sono fermata 5 minuti al giorno regalandomi ora risate altre volte riflessioni personali e anche in famiglia. Continua a scrivere quindi anche per me!

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  4. Grazie comm... gemelli74... me ne ricorderò!

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