Lo shopping, capitolo secondo

Secondo capitolo di una storia che, certamente, avrà infiniti seguiti.
Il fine settimana, già intenso e fitto di impegni per i festeggiamenti di Don Bosco, santo protettore della nostra parrocchia, è stato ulteriormente appesantito da altri tentativi di shopping.
Come vi dicevo, infatti, i nostri acquisti sono raramente dettati dal semplice piacere di sfruttare i saldi; generalmente sono mossi dal complicatissimo dovere di essere presentabili in occasioni più o meno importanti.
Poichè in questo caso l'occasione più o meno importante (direi più, visto che si tratta di un matrimonio molto intimo) sarà il 14 febbraio, ovvero esattamente tra sette giorni e qualche ora, l'acquisto del mio abito con accessori annessi era, oserei dire, impellente. 
Impellente soprattutto per me che, come ricorderete, non posso al momento contare sul mio, già maleducato, armadio, che mi rimanda rispostacce del tipo: «Cosa cerchi qui? Non abbiamo la tua misura!».
Ieri pomeriggio, dunque, insieme al mio coraggiosissimo marito, abbiamo tentato il terzo viaggio della speranza, diretti a Ragusa.
Stanchi ma decisi a portare a compimento la missione abito, abbiamo lasciato i bambini da mia madre e ci siamo messi in macchina intorno alle 16:00, consapevoli di dover rientrare al massimo per le 19:30. Per le 20:00, infatti, ci attendevano i nostri giovanissimi che, come vi racconterò presto, non ammettono minuti di ritardo.
Calcolo più o meno perfetto: 20 minuti circa all'andata e 20 al ritorno, avremmo avuto a disposizione due ore piene per andare e tornare comodamente entro le 19:00.
Avremmo...
Peccato che, giunti a Comiso, e quindi già a metà strada, mio marito mi abbia rivolto una domanda agghiacciante: «Il Bancomat ce l'hai tu, vero?».
Pausa.
Occhi sgranati.
Musica di Psyco in sottofondo...
«No».
Si torna indietro.
Devo dire che, probabilmente carico di energia grazie alle serate passate a suonare la sua fedelissima chitarra o, magari, sotto effetto "miracolo del santo protettore", Samuele ha reagito in maniera inaspettatamente serafica. Come niente fosse, abbiamo recuperato il Bancomat abbandonato, ci siamo rimessi in macchina, e abbiamo raggiunto Ragusa che è sembrata lontana circa quanto Milano.
Per fortuna, dopo alcuni tentativi vani, il nostro acquisto è finalmente giunto a totale e soddisfacente compimento: abito Desigual e scarpe e borsa Bata.
Missione compiuta. 
Possiamo andare al matrimonio...
Forse...


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