I biscotti della fortuna

I biscotti della fortuna sono dei biscottini che contengono al loro interno un messaggio, il cui contenuto può variare dal semplice consiglio alla vera e propria profezia. Sebbene non sia chiaro da dove provengano, pare che il loro uso sia più diffuso in Asia e, in particolar modo, in Cina.
Tra le varie leggende  sulla nascita di questa tradizione, quella che mi ha colpito di più è quella più romantica che rimanda alla Cina del XIII secolo. 
Secondo questa leggenda,   i primi ad usare questi biscotti furono due giovani  innamorati ma costretti a separarsi:  essendo lui un principe povero, infatti, il loro amore era entrato in contrasto con i piani che il potente sovrano aveva  sul futuro della propria figlia, destinata da lui a sposare il principe ricco del regno confinante.
Ma l'amore, si sa, escogita ogni cosa  pur di averla vinta: i due giovani, infatti, iniziarono a comunicare attraverso messaggi che venivano nascosti in piccoli pasticcini; tramite questi riuscirono a macchinare, senza che nessuno lo sospettasse, un piano di fuga che permise loro di vivere per sempre felici e contenti.
 Questa leggenda mi ha molto colpito perchè somiglia molto alle modalità con cui i miei genitori si sono dichiarati amore eterno reciprocamente. Vivendo a più di mille chilometri di distanza, infatti, avevano mantenuto i contatti spedendosi delle normalissime cartoline. 
Provando però un sentimento che virava progressivamente verso qualcosa di più che una semplice amicizia, entrambi hanno ben pensato di esprimerlo, l'uno all'insaputa dell'altra, sotto il francobollo della cartolina;  finchè un giorno la famigerata Fortuna non li ha spinti a controllare se, per caso, l'altro facesse la stessa cosa.
Il resto è una storia di quasi 43 anni.
Tornando ai biscotti della fortuna, oggi sono diffusi soprattutto nei ristoranti cinesi, dove vengono serviti alla fine del pasto, ripieni sempre del famoso bigliettino portafortuna o porta consiglio.
Tale tradizione deve essere piaciuta a due dei nostri giovanissimi, al punto da usarla con noi o, se volete, contro di noi.
I due, con la complicità dei genitori, i nostri stalker parrocchiali, hanno messo in moto uno stratagemma niente male per comunicare a me e a mio marito (sottolineo, a me e a mio marito, quindi moltiplicate per due l'emozione) di averci scelto come padrini di cresima: io madrina della ragazza ansia e sapone e Samuele padrino del cuoco da palcoscenico.
Dopo cena, al momento del dessert, ci hanno consegnato i biscotti della fortuna, chiedendo a tutti di aprirli contemporaneamente.
Sempre soggetta agli smarrimenti, non riuscivo a trovare dentro il biscotto (rigorosamente senza lattosio, apposta per me) il famoso bigliettino.
Una volta trovato, ho letto la frase che era riportata anche in quello di Samuele: «Sei libera/o il giorno della mia cresima?».
A quel punto le nostre  reazioni sono state diverse:
- cardiopalma e tremore agli arti per me, che ho intuito subito il secondo fine di quella, apparentemente banalissima, domanda;
- estraniamento dal mondo e chiusura delle sinapsi neuronali per Samuele, che per un po' ha faticato a capire il senso di quella domanda.
Chiamatela fortuna, chiamatela come volete, ma di certo la serata di ieri ha aggiunto una nuova definizione di felicità.
Felicità è essere scelti. E se questa scelta è fatta da  due ragazzi così ricchi di mille doni, il suo valore si moltiplica all'infinito.
In un colpo solo, poi, abbiamo guadagnato: due figliocci speciali e quattro, dico quattro, nuovi compari, e assimilato come familiari acquisiti anche le sorelle di Giulia e Francesco.
Vi sembra poco?


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