A proposito di genetica


A  proposito di genetica...
Vi ho mai detto quanto mio figlio somigli al famoso zio di Milano?
Si tratta di una somiglianza che spesso è a dir poco inquietante, poichè si manifesta, oltre che nei comportamenti e negli atteggiamenti particolarmente evidenti, anche in piccoli e insignificanti dettagli che   non fanno che confermare l'assetto cromosomico comune.
Non è una novità che i bambini tendano a somigliare ai propri familiari adulti, verso i quali spesso nutrono tanta stima e ammirazione, da innescare un meccanismo, a volte inconscio, di imitazione;  in quel caso la somiglianza sarebbe riconducibile alle conseguenze di un'esposizione costante e frequente del bambino a determinati comportamenti e atteggiamenti.
In questo caso questo è pressochè impossibile, dato che lo zio, ahimè, vive a Milano. 
Lontano. 
Molto lontano. 
Senza volere sottolineare quanto questa lontananza sia penosa per noi familiari e soprattutto per i poveri nipotini, vi porto però a riflettere su quanto brevi e distanziati tra loro siano gli incontri tra Luca e lo zio, motivo per cui, inevitabilmente, si torna al punto di partenza che vede la  genetica come principale responsabile dei punti in comune tra loro:

Primo: la deambulazione.
A guardarli da dietro, hanno entrambi lo stile leggiadro e scorrevole di un pinguino, somiglianza accentuata dalla comune noncuranza del proprio vestiario che li porta a tenere i pantaloni molto al di sotto del punto vita. 
Secondo: la distrazione.
Troppo intenti a pensare e, come diremo dopo, a creare, non riescono a focalizzare la loro attenzione su ostacoli di diversa forma e dimensione che possono trovare lungo il loro percorso. Questo, come potete bene immaginare, li porta a contusioni ed escoriazioni di vario ordine e grado, causate da porte, sedie, letti e molto altro. Entrambi portano con sè cicatrici e memorie di incontri ravvicinati del terzo tipo: 
1) con il suolo.
Ne sono segni chiari la cicatrice sull'occhio sinistro di Luca, faticosamente guadagnata cadendo dalla bici, ma anche la lesione al gomito ottenuta cadendo, incredibile ma vero, nel salotto della cucina;
2 )  con oggetti metallici di vara natura.
Esperto in questo settore lo zio che ha ottenuto una cicatrice sulla fronte sbattendo nella ringhiera delle scale di cui poi racconterà  ai medici del prontosoccorso la dinamica dicendo che non gli erano funzionati i freni. Altro trofeo è un setto nasale deviato, ottenuto insieme a un dente rotto (per l'ennesima volta), sbattendo contro un rimorchio da trattore.
Terzo: la fotogenia.
Come ben sapete, per fotogenia s'intende quella che io chiamerei bellezza fotografica, cioè la capacità di mostrarsi piacevoli e attraenti in fotografia, anche quando il soggetto non possieda nella realtà tratti somatici corrispondenti a universali canoni estetici.  Non è quindi scontato che un soggetto, riconusciuto oggettivamente come bello nella realtà, sia altrettanto fotogenico. 
Ora, non posso dire se i due soggetti in questione siano oggettivamente belli (mio figlio, molto probabilmente) ma di certo, ve lo posso assicurare, non sono per niente fotogenici.
Se già tutti faticano ad apparire solari e realmente sorridenti nelle pose forzate, zio e nipote sono capaci di stravolgere completamente la loro essenza estetica in  uno scatto, a meno che non siano colti assolutamente alla sprovvista, o non li si distragga dall'obiettivo in qualche modo.
Senza aggiungere altro vi inviterei a giudicare dai reperti sotto riportati











Quarto: l'ansia.
Mio figlio, a quasi nove anni, è ansionso. A differenza di quanto pensino molti, la sua ansia è riconducibile, ancora una volta, allo zio. Per farvi un esempio concreto di quanto lo zio sia ansioso, vi dico soltanto che lui salta ad ogni nostra telefonata fuori orario, anche se piuttosto che alle 21:00 questa venga fatta alle 21:05. Una volta, per combattere l'ansia, mi ha suggerito di precedere la telefonata con un messaggio che lo rassicurasse sul contenuto assolutamente privo di brutte notizie. Inutile dirvi che al mio messaggio con scritto: "Ti sto chiamando ma stai tranquillo, tutto bene" messaggio appunto suggerito da lui, è seguita la SUA telefonata in cui, con tono agitato, mi chiedeva cosa fosse successo. L'ansia di mio figlio si manifesta soprattutto nel percepire, anche a distanza, problemi e preoccupazioni, al punto da chiedere spiegazioni per frasi dal contenuto apparentemente neutro ma che, a suo parere, fanno riferimento a retroscena poco piacevoli.
Quinto: la passione per il cinema.
Questa passione, che condividiamo più o meno tutti, assume però nei soggetti di cui stiamo parlando, sfumature  particolari.
Vi descrivo le due caratteristiche principali:
- non ammettono che voli una mosca e/o che si facciano respiri profondi durante la proiezione, rimproverando chiunque sia presente per aver osato disturbare;
- qualora abbiano già visto il film, non fanno altro che anticipare momenti per loro particolarmente salienti, continuando a ripetere frasi come: "guarda, adesso questa scena è fondamentale" e aggiungendo spiegazioni che, inevitabilmente, distolgono l'attenzione dal film e ne interrompono la normale visione.
Sesto: la creativià.
Quella che ha portato lo zio a diventare un  autore televisivo, si manifesta in Luca già da quando era piccolissimo. La sua fantasia e le sue capacità di formulare concetti e inventare storie nuove, sono davvero invidiabili.
Ottavo: il senso dell'humor.
Di questo vi ho spesso parlato, ma qui vorrei toccare un punto preciso di questo argomento: l'uso della sorella minore come vittima e cavia dei propri esperimenti umoristici. Mi si raggela il sangue ogni volta che Luca lancia delle freddure a sua sorella, freddure che, simili quando non addirittura identiche, lo zio lanciava a me circa trent'anni fa!
Nono: l'istinto di conservazione.
Non so per quale forma sconosciuta di ansia da separazione, entrambi faticano a buttare via qualsiasi cosa, dagli involucri delle confezioni, alle scarpe vecchie e rotte. Se assecondassi Luca in questa sua perversione, ci vorrebbe un appartamento in più solo per conservare i suoi cimeli.
Decimo: la fame.
Come dice mio fratello, entrambi si rapportano al cibo sulla tavola come si farebbe in carestia e durante le guerre: si gettano sul cibo facendo nel loro piatto una scorta da "non si sa mai dovesse finire io mi avvantaggio" e mangiano senza pause e quasi senza masticare.
Potrei continuare all'infinito, potrei parlarvi della passione per i libri e il loro inconfondibile profumo, potrei approfondire l'argomento prestanza atletica o l'aspetto della non violenza che in casi estremi li porta ad esplodere senza contegno...
Ma credo che per oggi possa bastare.



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