Parolacce in famiglia


Regola fondamentale: le parolacce non si dicono.
Variazione sul tema: le parolacce non si dicono, a meno che non ce ne sia una stretta necessità.
Outing del giorno: io ogni tanto dico le parolacce.
Capisco che questo potrebbe sconvolgere molti di voi, e portare altri a chiedersi come possa una madre, educatrice di un gruppo di adolescenti e, in più, pedagogista, scadere in un comportamento tanto fuori dalle regole.
Eppure anche io sono un essere umano, anche io, come direbbe Checco Zalone, sono normale. Le parolacce mi scappano, quando per varie ragioni il muro della forma viene abbattuto o da una rabbia eccessiva, che mi spinge a tradurre le pulsazioni eccessive in sproloqui piuttosto che in un collasso cardiocircolatorio o, viceversa, in contesti molto ludici e rilassati, in cui le barriere e i confini dell'educazione diventano inevitabilmente meno chiari.
Ancora una volta, comunque, potrei appellarmi al difetto genetico, poichè il mio fratellone, uomo stimato e considerato moralmente ineccepibile (non so se sia vero, ma era un perfetto intermezzo) dice le parolacce. Essendo anche il fratello maggiore, potrei pure affermare che il mio sporadico comportamento da monella derivi da un suo cattivo esempio. Come vedete, in entrambi i casi, io ne esco sempre pulita e soggetto passivo di influenze esterne.
Ma tralasciando le colpe dei fratelli maggiori, vorrei invece parlarvi dei miei figli.
Luca, certamente grazie al nostro stile educativo (perchè, nonostante tutto, non siamo poi così male come genitori) non è incline all'uso gratuito di espressioni volgari. Una volta, dovendo difendersi da un ragazzino che pare gli avesse rivolto un gentile epiteto, lui ha risposto: «Io sarò pure faccia di quello che mi hai detto tu, ma tu sei una grande faccia di quello che abbiamo dietro», preferendo alla parolaccia (suggerita dal padre) un giro di parole decisamente pertinente.
Se però prima appariva sconvolto all'udire oscenità, adesso  comincia a farsene una ragione, probabilmente in quel meccanismo di fisiologica normalizzazione a cui farebbe senz'altro riferimento il già citato comico pugliese.
La piccola, invece, mostra ancora fastidio e si scandalizza ad ogni brutta parola o, come penso io da stamattina, finge di scandalizzarsi, celando un sotterraneo divertimento.
Mi chiederete: perchè proprio da stamattina?
Perchè, come sapete bene, ogni mia riflessione ha sempre un fondamento esperenziale.
Non trovando, come sempre, le chiavi, ed essendo già le 8:30, mi sono chiesta, a voce alta, dove fossero finite, facendo seguire il dove da un termine che vi lascio immaginare.
La principessina, con aria di rimprovero, me lo ha fatto notare, per cui io ho tentato di convincerla che avesse sentito male. Impossibile da fuorviare, mi ha fatto lo spelling preciso della parola, dimostrando che quella proferita da me non era propio mazzo.
Poi, con sguardo furbo e malizioso, mi ha detto: «Io non ne so molte, ne so solo qualcuna» aggiungendo, con malcelato tono di ammirazione:«Lo zio, invece, se ne inventa tante!».
Ecco, come volevasi dimostrare...

Commenti

  1. Ecco io lr dico pure, msu davanti ai bambini o ai miei nipoti. Però mi è capitato un paio di volte di proferire sproloqui davanti a mio nipote ma iil tentativo di rimediare è stato vano.
    I bambini di oggi sono un passo avanti a noi

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  2. Assolutamente avanti. E, a quanto pare hanno anche un udito raffinatissimo.

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