La riapertura delle scuole: tra normalità e paura del contagio.



 

La scuola, finalmente, è ricominciata! Per alcuni il cancello si è aperto  da pochi giorni, per altri da un paio di settimane.

Poco importa il quando, ciò che conta è che sia ricominciata, restituendo quel sapore dimenticato di normalità alle famiglie e soprattutto agli studenti che hanno recuperato il loro personalissimo spazio di vita quotidiana. Durante la quarantena questo spazio era stato contemporaneamente svuotato e invaso: svuotato dei loro coetanei, degli insegnanti, dell'ambiente scuola, e invaso da noi genitori. Volenti o nolenti, infatti, ci siamo ritrovati, con la Didattica a Distanza, ad ascoltare le lezioni, ad essere quindi presenti in un momento della loro giornata che appartiene e deve appartenere solo a loro.

Erano sparite dunque le classiche domande: «Com'è andata a scuola? Cosa avete fatto oggi?» perchè, nella maggior parte dei casi, conoscevamo già la risposta, al punto da congratularci con loro per un successo ottenuto o rimproverarli per una mancanza prima ancora che ce lo raccontassero spontaneamente. 

Era sparito, infatti, il racconto spontaneo, il diritto dei ragazzi di scegliere SE raccontare, COSA raccontare, COME E QUANTO raccontare  della loro mattinata scolastica. 

Il ritorno della scuola in presenza ci ha restituito invece risposte che ci fanno probabilmente arrabbiare ma che rispettano il sacrosanto diritto dei nostri figli di gestire a modo proprio questo racconto. La maggioranza degli studenti alla domanda di cui sopra ha recuperato la possibilità di rispondere «Niente», risposta dietro cui non si nasconde un vuoto ma un riempimento che pretendono di tenere per sè o comunque di restuituirci nei tempi e nei modi che preferiscono. 

I miei figli, ad esempio, gestiscono questo racconto in modo diverso: 

- Sara, la "piccola" lady di ferro, che ha varcato la soglia della scuola media (un ohhhh di sorpresa ve lo concedo) torna carica di cose da raccontare e aneddoti sui compagni o i docenti e sembra cresciuta di 5 anni in quattro giorni;

- Luca, il grande filosofo giurista, che generalmente andrebbe imbavagliato per chiudere la bocca, preferisce invece rispondere al «Cosa avete fatto oggi di Italiano?» con un generico e immenso «Cose».

Questo, insieme a molto altro, è un privilegio che molti di loro hanno avuto modo di apprezzare, a differenza di tante generazioni di studenti per i quali la scuola era talmente scontata da non sentirne mai la mancanza. La normalità li porterà senz'altro a dimenticare un po' questa nostalgia, e a riconsiderare la scuola come la tortura più noiosa e insopportabile del mondo. In quel momento potremo essere certi che il loro mondo si è nuovamente ricomposto secondo natura. In ognuno di loro, però, resterà una traccia indelebile di quel vuoto che hanno sperimentato nei mesi del lockdown.

Questo privilegio, però, sembra ancora attaccato a un filo sottilissimo, a causa del covid19: seppur negato da molti (ai quali non dedico nessun commento), non accenna a mollare la presa, sembra intenzionato a far parlare di sè ancora per un tempo imprecisato e lo dimostrano i numeri dei nuovi contagi che, di certo, non sono confortanti.

L'apertura delle scuole, in alcuni casi, continua  a destare ansie e preoccupazioni, arrivano notizie di scuole che a causa di docenti o alunni positivi hanno dovuto isolare in quarantena una o più classi. Si tratta certamente di ansie comprensibili, ma questo non deve permettere a nessuno di puntare il dito contro la scuola, uno dei pochi contesti nei quali si cerca di operare nel rispetto delle regole e con l'unico obiettivo di tutelare la salute del personale, dei ragazzi e delle loro famiglie.

Molti genitori sono pronti all'attacco, convinti che i propri figli siano esposti al rischio dentro la scuola, ma spesso e volentieri si tratta degli stessi genitori che dimenticano il rischio fuori dal cancello, che non hanno imposto divieti o regole ferree ai propri figli nella gestione dei momenti di svago in cui le espressioni  "divieto di assembramento" e "indossate la mascherina" sembravano solo  un lontano  (e inutile per molti) ricordo.

Ci auguriamo, quindi, che il covid19 ci dia tregua e che i ragazzi possano godere a pieno di questo anno appena iniziato ma ricordate:  siate prudenti e, qualunque cosa accada, non date la colpa alla scuola!

 



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