Una quarantena di litigi al giorno, capitolo secondo


Buonasera a tutti.
Nonostante l'umore non sia altissimo provo a farvi sorridere condividendo con voi la gestione di questa reclusa quotidianità.
Come vi ho accennato il nostro nucleo di reclusi ieri ha visto una new entry: il papà.
Fino a sabato è stato l'unico a proseguire con la sua attività lavorativa, innescando in me non poche preoccupazioni, nonostante fosse molto attento a seguire le direttive del ministero della salute e prendesse le dovute precauzioni. Con la chiusura definitiva dei bar, però, anche la torrefazione per cui lavora ha dovuto sospendere la propria attività, a malincuore ma nella consapevolezza che fermarsi oggi è l'unico modo per continuare ad andare avanti domani.
Sono felice di averlo finalmente a casa. Il mio cuore, devo dire, si è notevolmente allegerito perchè, nonostante mi fidassi della sua prudenza, saperlo in giro in luoghi pubblici mi metteva comunque uno stato di ansia non indifferente.
Adesso quindi condividiamo senza sosta le mura domestiche, cosa che forse in quasi 26 anni di unione e quasi 14 di matrimonio non è mai successa, a parte il breve idillio del viaggio di nozze.
Anche stavolta provo a bilanciare costruzione e distruzione.
Ci provo, ma non garantisco.
Partiamo ancora dalla costruzione.
I vantaggi, ovviamente, sono parecchi: esserci, parlarsi senza fretta, condividere l'angoscia di ogni aggiornamento, progettare insieme modi per rendere questo tempo indefinito meno difficile da sopportare. La sua presenza mi allegerisce anche delle incombenze domestiche che, non si sa come, riescono sempre a moltiplicarsi (se non usciamo, mi chiedo ad esempio, come fa la biancheria ad affollare comunque il mio cesto dei panni sporchi?). Tra i lati positivi, senza dubbio, la possibilità per lui di godere dei ragazzi come non ha mai fatto. Mentre scrivo, ad esempio, sta suonando Viva la libertà di Jovanotti con Luca. Farsi accompagnare al violino da Luca è stato un sogno mai realizzato, che questo tempo condiviso sta cominciando a regalargli.
Inutile dire che anche  i ragazzi sono felici di averlo a casa.
Ma adesso basta.
Passiamo alla parte distruttiva.
Credo che per descrivere il suo stato attuale bastino poche parole: essere umano di sesso maschile costretto a rimanere a casa.
Io non so cosa accada agli altri, ma mio marito si trasforma e anche in lui questo processo di adattamento attraversa varie fasi:
I FASE IL LATO POSITIVO Avendo accumulato un'infinita stanchezza negli ultimi mesi, si convince che questa situazione gli consentirà un riposo che da  tempo si imponeva come desiderio irrealizzabile.
II FASE L'A-PATIA Dopo l'iniziale sollievo entra in una condizione di apatica  sopravvivenza e  come  se portasse uno zaino pesantissimo trascina con sè le ore  e i minuti con un'epressione mista a desolazione e senso di vuoto.
III FASE L'ANTI-PATIA Primo motore di questa splendida (e reiterata) fase è, come nel mio caso (perchè ovviamente questa fase coglie di sorpresa anche me, con una media di 15 volte al minuto) la didattica a distanza. Un po' per orgoglio, un po' per dare fondamento scientifico a sue personalissime teorie educative, prova ad affrontare le isterie dei ragazzi con un tono pacato, con una dolcezza affettata e con un autocontrollo che a me trasmette più che serenità inquietudine. Non so quale esempio farvi... ma il Vesuvio potrebbe essere calzante.
IV FASE IL VESUVIO Dopo aver cercato dimostrare A ME che si può affrontare tutto senza gridare (cosa che mi rinfaccia sempre con tanto amore) perde gli ultimi residui di pazienza ed esplode. Pur di tener fede però alla sua filosofia educativa, cerca di mantenere un ghandiano rifiuto per l'urlo, comincia a trasformare i muscoli facciali in modo spaventoso, entra in conflitto con me che nel frattempo, quasi a confermare le sue ipotesi scientifiche, comincio a urlare e innesca la fase successiva:
V FASE: LA FUGA Si alza di scatto, e senza possibilità di remissione, scappa in un'altra stanza (perchè oltre non può) borbottando come un motore in avaria.
E vi siete chiesti a chi resta poi l'onere e l'onore di arginare i nervosismi dei simpaticissimi preadolescenti?

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