Compagne di banco

Buongiorno!
Se io vi dico compagna di banco qual è la prima immagine che vi si prospetta nella mente? Ovviamente la domanda vale per tutti, anche per i maschietti, e compagna può essere benissimo sostituito con compagno.
Le immagini che visualizzo io sono infinite, ma tutte riconducibili a due persone, le mie storiche, indiscutibili, compagne di banco del liceo che spesso hanno occupato la mia destra e la mia sinistra, rendendomi il centro di due fuochi, spesso molto ardenti.
Faccia da joker una, eterna guerrigliera la seconda, adesso sono   insegnanti e non vi nego che pagherei oro per occupare, senza essere vista, uno dei banchi della loro classe. Entrambe hanno occupato in svariati modi le pagine della mia Smemoranda, i miei pomeriggi e, quando necessario, anche le mie notti (passate a studiare greco o a mangiare porcherie). A loro due, poi, spesso se n'è alternata una terza, adolescente ribelle e frizzante, la cui personalità si è evoluta incredibilmente dopo un primo make up senza ritorno.
Per chi ha passato anni intensi tra i banchi di scuola, il concetto di compagno o compagna di banco deve necessariamente rimandare a qualcosa di intenso, a un rappporto non sempre semplice da gestire, ma certamente importante e difficile da dimenticare.
Una compagna di banco è colei con cui condividi, quotidianamente, lo spazio e il tempo delle ore scolastiche che da infinito e insopportabile, diventa pieno di mille indimenticabili ricordi; con lei ridi fino alle lacrime, piangi e poi ti rassereni, ti annoi terribilmente e tremi senza contegno.
La vicinanza prossemica ti consente di sentirne le vibrazioni e i battiti accelerati l'attimo prima dell'interrogazione, ti fa percepire il suono sottile di uno sbadiglio annoiato e affamato durante una lezione in sesta ora, ti impedisce di prestare attenzione al docente, se l'altro è assolutamente disinteressato poichè, come un'infezione ad alto rischio di contagio, il disinteresse si trasmette a macchia d'olio con una rapidità indescrivibile. 
Questa infezione da noia pazzesca, che spesso comporta la tendenza a cercare alternative pericolosamente divertenti, rischia poi  di contagiare tutta la classe, specialmente nel caso in cui i banchi siano disposti in file e attaccati tra loro, cosa che moltiplica all'infinito il numero dei compagni di banco collegati fra loro. Il passaggio da una fila all'altra, poi, è inevitabile, cosa che mette in seria difficoltà i poveri malcapitati della prima fila, spesso addirittura accostata alla cattedra.
Le modalità di trasmissione possono essere svariate, così come vari possono esere gli oggetti migranti da un sotto-banco a un altro, come pezzi di panini o gomme da masticare (sempre a rischio di finire, in ultima istanza, tra le mani del professore o, peggio, della prefessoressa temuta da tutti).
Un pensiero, una battuta, un'ossevazione sull'abbigliamento o il trucco di una professoressa, possono passare su bigliettini strappati da un quaderno o recuperati dalla mitica Smemoranda che è proprio dotata di bigliettini da contagio di classe, oppure può essere coraggiosamente bisbigliato in un orecchio, innescando un telefono senza fili che ha il sapore di una roulette russa: quale sarà il malcapitato beccato a bisbigliare? Deciderà di morire da solo della pena inflitta, o opterà per una strage collettiva accusando il resto della classe?
Il massimo dell'ilarità, si raggiunge  quando un episodio, anche banale, riesce a scatenare una risata assolutamente incontenibile e quindi destinata a coinvolgere il resto della classe fino a trasformarsi, nella migliore delle ipotesi, in una nota di demerito. Risata che può essere scatenata dall'ennesimo errore di grammatica del professore di biologia, come dalla disattenzione di un docente che la mattina, senza accorgersene, ha indossato una scarpa diversa dall'altra. 
Alcune di queste risate diventano storia, traccia indelebile di intere mattinate di cui vengono cancellate la pesantezza, l'ansia, la paura, per fare spazio al ricordo esilarante.
Altro ruolo importantissimo delle compagne di banco (e qui parlo rigorosamente al femminile) è quello di tenere la porta del bagno, come se non esistessero nelle scuole serrature decenti, o come se in quel bagno, esattamente nel momento in cui si sta esplicando un bisogno fisiologico, potesse entrare chiunque armato delle  peggiori intenzioni.
L'alternativa al ruolo di serratura per la porta è quella di infermiera improvvisata, a causa di un malore, uno scombussolamento emotivo o altro.
Qualsiasi argomentazione, reale o meno, è valida pur di raggiungere lo scopo di evadere, per dieci minuti o più dalla classe, insieme alla propria compagna.
A quasi vent'anni dal diploma di maturità, conservo ancora un ricordo vivo di tutte queste cose e mantengo un rapporto speciale con le mie compagne di banco, nonostante la distanza logistica e caratteriale.
Ricordo vividamente confronti e litigi, lotte comuni e pomeriggi passati a parlare di ragazzi o sparlare di docenti, libri buttati dal secondo piano per festeggiare l'ultima interrogazione di fisica e gite passate a riportare una di noi alla realtà o a ritrovare il resto della classe dopo essersi irrimediabilmente perse. 
Vent'anni di vita ci hanno cambiato, maturato, rasserenato ma anche messo alla prova, ma nelle nostre Smemorande siamo, e rimarremo sempre, inseparabili compagne di banco.

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