La teoria della relatività applicata a mamme e papà

Secondo la teoria della relatività di Einstein, il tempo e lo spazio non sono delle realtà assolute ma relative. La percezione delle distanze e dello scorrere del tempo è del tutto legata alla posizione fisica e alla prospettiva individuale (fisica e mentale) del soggetto. Lo scrittore C. V. Vishveshwara spiega questa teoria nel suo libro Buchi neri nel mio bagno di schiuma, ovvero, L'enigma di Einstein e la rende al lettore con parole semplici e con esempi chiari e anche divertenti. Ecco, a tale proposito, un passo molto significativo: «"Sì, la relatività è piuttosto semplice, sapete", disse Al con un largo sorriso. "Un'ora seduto in un parco insieme a una bella ragazza passa come se fosse un minuto mentre un minuto seduto su una stufa bollente sembra un'ora!"».
Applicandola a mamme e papà, questa teoria potrebbe essere riformulata nel seguente modo: «La percezione del tempo e dello spazio è relativa e varia a seconda che il soggetto di tale percezione sia uomo o donna o, più precisamente, mamma o papà. Un minuto di pianto del bambino, nella percezione della madre, corrisponde ad un'ora, mentre il papà che lo abbia sentito piangere per un'ora sarebbe pronto a testimoniare che si è trattato solo di un minuto». Questa diversa percezione del tempo fa sì che la madre corra in soccorso del figlio ad una velocità tale che il pargoletto non arrivi a piangere per più di 50 secondi, che si trasformano magicamente in 50 minuti se il soccorritore in questione è il papà. Allo stesso modo, anche la percezione del pericolo varia da soggetto a soggetto ed è per questo motivo che una bambina di due anni in piedi sul tavolo della cucina provoca una reazione diversa nella mamma e nel papà: 
1) la mamma, pronta all'infarto ma consapevole di dover intervenire in tempo brevissimo, corre a prelevare l'alpinista in meno di un attimo, portandosi dietro stoviglie insaponate o lasciando bruciare pietanze di vario tipo; 
2) il papà come una scena a rallentatore di un film, si gira verso la scalatrice delle montagne, valuta nel dettaglio la situazione calcolandone il coefficiente di pericolosità, si rivolge nuovamente all'attività in cui era impegnato, completandola fino in fondo, si sgranchisce gambe e braccia e alla fine, se non gli viene in mente di avere altro da fare, cammina con calma e, serafico all'ennesima potenza, tende le braccia alla pericolosa figlia quando questa ha già la testa a dieci centimetri dal pavimento.

Il divario tra i due modi di valutare e percepire la realtà, inoltre, diventa un profondo e incolmabile abisso nelle ore notturne nelle quali, non si sa come, i tempi di reazione della madre si velocizzano notevolmente in maniera inversamente proporzionale a quelli del papà: la mamma riesce a svegliarsi, comprendere la situazione, correre in soccorso e aiutare il bambino, più rapidamente di quanto non faccia di giorno. E il papà? Il papà prima deve riuscire ad aprire gli occhi, poi deve capire in quale imprecisato punto dello spazio si trova, e infine, dopo essere riuscito a svegliarsi chiede spiegazioni di quel risveglio non richiesto e, nella migliore delle ipotesi promette di intervenire in breve tempo e formula frasi del tipo: «Tranquilla, dopo ci vado io!».
Peccato, però, che il più delle volte dopo il papà sprofondi nuovamente in un sonno profondo!

Commenti

  1. Immagino che l'alpinista in questione sia la tua Sara :)
    giustissime le parole sulla reattività soprattutto notturna: "i tempi di reazione della madre si velocizzano notevolmente in maniera inversamente proporzionale a quelli del papà"!

    Angela80 da Livorno

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    1. Grazie Angela...sì immagini bene..la mia alpinista è proprio Sara e da quello che leggo credo che anche tu abbia a che fare con la teoria della relatività! In bocca al lupo e continua a seguirmi!!!!

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  2. Non sono del tutto d'accordo, penso che dipenda da persona a persona e/o forse perchè non sono ancora papà, però penso che un giorno, se Dio vorrà concedermi tale gioia, correrò come se fossi Usain Bolt.
    Un giorno forse mi ricrederò... chi lo sa....
    Un saluto

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    1. e/o forse perchè non sei ancora papà......quando questo succederà ne riparliamo...con tua moglie però! Un caro saluto
      Elisa

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  3. sono d'accordo con Anonimo sul notturno. mia sorella quando dorme non la sveglia nessuno e il marito interviene più rapidamente.
    sul discorso diurno credo ,invece, che dipenda dalla capacità di valutazione di quello che è in grado di fare il bambino. tra me e il padre dei miei figli, la risposta al pericolo era sempre maggiore da parte sua, in quanto, rientrando solo la sera, era meno aggiornato sui progressi dei figli e quindi più propenso a "salvarli".....

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