Salutare la primaria... a distanza!



«Se il primo giorno della scuola primaria per dei genitori è  una bella emozione, fare il bis con la secondogenita, la piccola di casa, sfiora di certo il cardiopalma. [...] Lunedì 14 settembre 2015, quindi, esattamente alle 9:30, Sara ha fatto il suo primo ingresso nella scuola primaria».
Da queste parole sono passati quasi cinque anni.
Oggi è (o, per meglio dire, avrebbe dovuto essere) l'ultimo giorno della scuola primaria per la piccola di casa. La lady di ferro che cinque anni fa si preparava a cercare su Google consigli fashion su "zaini da tutto il mondo", oggi conclude il suo primo, fondamentale, ciclo di istruzione.
Avevamo immaginato questo giorno in modo molto diverso: recita di fine anno, dolci a volontà, un video carico di immagini che ci facesse viaggiare nel tempo, lacrime di nostalgia e orgoglio, abbracci e promesse di non perdersi mai con i compagni di classe e con le maestre.
La storia non ci ha permesso di farlo, ma ci ha costretto a concludere questo ciclo scolastico in una freddissima distanza, con l'amara sensazione di aver perso gli ultimi quattro mesi di mille cose: un grembiule ormai difficile da associare alla sua figura da ragazzina,  un cancello da cui siamo entrati e usciti per anni e che adesso vedrà passare altri piccoli nuovi studenti, le maestre che per cinque anni hanno sostituito noi mamme per un numero indefinito di ore, i compagni di classe con cui ha condiviso banchi e sedie, litigi e riappacificazioni.
Come ogni percorso che si conclude, anche questo mi porta a fermarmi e osservarla.
La guardo e ripenso alla piccola e gracile bambina che scompariva sotto il suo enorme zaino rosso, che i primi mesi piangeva e mi rimproverava perchè non cedevo alla sua supplica di riportarla a casa. Ripenso alle maestre che mi hanno dato forza in quella prima fase così complicata, trasmettendomi la serenità che qualunque stato d'animo, e qualunque paura avesse provato, avrebbe trovato la mano e il sostegno di chi, se necessario, dimenticava di essere docente per dimostrarsi degna sostituta di un madre.
Di quella bambina è rimasta solo una leggera traccia di memoria. Adesso davanti a me c'è una ragazza, determinata e proiettata verso le scelte future che tracceranno il suo percorso di vita, una preadolescente che ha abbandonato il tanto amato rosa principessa prediligendo colori forti ed estremi come il giallo o il nero. I ricci corti e ribelli hanno lasciato il posto a una chioma di cui decide con fermezza lei forma e lunghezza, le sue orecchie sono spesso ricoperte di cuffie che la immergono nella musica che ormai è una delle sue più grandi passioni.
La guardo e mi chiedo come abbia fatto a diventare così grande senza che io me ne accorgessi.
E penso che gran parte del merito lo dobbiamo a quella scuola, in cui è entrata come cucciola spaventata e inesperta del mondo e da cui esce ragazza matura che ha imparato a leggere il mondo ed è pronta ad affrontare la giungla delle medie.
L'orgoglio mi riempie il cuore e la paura di non poterla sempre coccolare e proteggere è alleviata dalla consapvolezza che il suo carattere forte la rende  sempre, e comunque, una splendida e combattiva lady di ferro.

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