Il mio correttore ortografico

A proposito di sincerità...
Siamo in  periodo di Quaresima   per cui, non potendo convivere con questo segreto, devo necessariamente fare outing.
A voi, dopo aver letto questo post, la scelta di continuare a seguirmi o meno.
Credo comunque che qualunque cosa io dica, sarà niente in confronto alle rivelazioni sul mio nuovo amico Junker, che ormai hanno fatto il giro del web, senza pietà.
Oggi la mia è, come dire, una scelta mirata a "dare a Cesare quel che è di Cesare" e a Samuele quello che è di Samuele.
So già che mi pentirò amaramente di averlo scritto, perché mio marito saprà utilizzarlo a proprio vantaggio in ogni momento. Ma preferisco ammettere io le mie colpe, piuttosto che aspettare di essere massacrata da altri.
Come potete bene immaginare i miei post, spesso, sono scritti molto frettolosamente, un po' per l'esigenza di catturare l'idea senza farla scappare, un po' per le mille e mille cose da fare in casa e un po' perché ogni tre parole che scrivo ci sono trecentomila chiamate da parte dei miei figli che amano rivolgersi a me anche solo per chiedermi se quello che hanno fatto è giusto o meno.
Non sempre, quindi, riesco a rivedere il post prima di pubblicarlo e molto spesso, anche rileggendolo non riesco a focalizzare gli errori poiché per me le parole sono come le ho pensate e non vedo invece come le ho scritte. 
Per questo devo ringraziare pubblicamente il mio correttore ortografico di fiducia che, dopo averlo letto, mi segnala errori e orrori.
In realtà non è l'unico a farlo.
Degna di nota è senz'altro la mia compagna di banco del liceo, ora  docente temibile, che mi segnala i refusi con tono professionale. Niente di strano, se considerate che ha avuto il coraggio di correggermi durante il mio emozionatissimo e quindi poco lucido discorso al suo matrimonio!
Probabilmente a causa del comune trapianto a Milano, anche mio fratello non mi parla di errori ma di refusi, e ci tiene a sottolineare alcune omissioni in caso di mancata citazione della fonte originaria di un pensiero.
Da un po' di tempo, anche la donna delle sette lavatrici mi aiuta a individuare errori di battitura e virgole vaganti, e questo mi aiuta parecchio a rimediare.
Ma tra tutti, ovviamente, il correttore più preciso e a cui devo dire grazie per la successiva limatura dei miei post è senz'altro Samuele.
Di solito, però, si tratta semplicemente di errori di battitura, che quindi accolgo senza voragini di sensi di colpa, e correggo in immediato.
Quella di stamattina, però, devo ammetterlo con gli occhi bassi (più bassi di sempre, cioè..), è proprio grave.
Il mio errore non era per niente innoQuo e ho avuto il coraggio di ripetere quella malefica Q per ben due volte. 
La cosa veramente grave, però, è stata un'altra.
Poiché nella quotidiana suddivisione dei ruoli la paladina della Grammatica Italiana sono, ovviamente, io, mentre a lui spetta il ruolo di Matematico  sgrammaticato, quando mi ha chiesto se fosse scritto bene io ho detto che naturalmente la Q stava nel posto giusto.
Dopo un po' però mi sono risvegliata dal torpore malefico, grazie al correttore automatico di Word: l'errore, sottolineato in rosso, mi rendeva benissimo l'idea di quello che avevo combinato.
Fidandomi più di Word che di mio marito (lo ammetto, è stato davvero così) ho subito corretto l'erroraccio, sperando profondamente che la mia severissima compagna di banco non avesse ancora letto il post.
Avrei potuto tenermi tutto dentro, ma la grande lezione di mia figlia sulla sincerità mi ha convinto a parlare.
Confido su di voi, sul vostro spirito del perdono quaresimale e sul fatto che continuerete a volermi bene, nonostante il mio, assolutamente innoQuo errore di oggi.
Al marito, ovviamente, chapeau e tante scuse!

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