Due figliocci da palcoscenico
Buona Domenica!
Non sarò proprio presente nella vostra quotidianità come prima, ma spero basti a non farvi dimenticare di noi.
Non sarò proprio presente nella vostra quotidianità come prima, ma spero basti a non farvi dimenticare di noi.
Oggi devo parlarvi di una fortissima emozione, per cui vi chiedo venia per l'eventuale uso di un linguaggio scombinato e sgrammaticato.
Come vi ho già accennato in altra sede, i nostri figliocci Giulia e Francesco, oltre ad avere mille ambizioni e un'idea chiara del percorso di studi che stanno per intraprendere, hanno anche una certa predisposizione alla comicità e in più occasioni l'hanno dimostrato portando sul palco sketch esilaranti.
Venerdì sera, però, per la prima volta, il testo dei loro deliri comici lo avevo scritto io, partendo da spunti e suggerimenti offerti da loro stessi.
La loro esibizione si è inserita all'interno della serata con cui la scuola ha offerto, anche quest'anno, un saggio di alcune delle espressioni artistiche nate da corsi e laboratori svolti nel corso dell'anno scolastico. Protagoniste principali, ancora una volta, l'orchestra Pappalardo e l'orchestra primavera formate dagli alunni della secondaria e della primaria e dirette dai docenti del corso musicale.
Nato da una proposta lanciata quasi per caso, il copione ruotava intorno al congedo di Giulia e Francesco dall'Istituto Comprensivo che frequentano da ben otto anni, e le principali vittime ... ops.... i principali protagonisti delle loro battute erano, come potete bene immaginare, i docenti che li hanno accompagnati in questi tre anni di scuola secondaria.
Partendo dagli spunti offerti dai ragazzi, quindi, mi sono trovata a ironizzare su insegnanti che ancora, come se il tempo si fosse fermato per 20 anni, per interrogarli usano tecniche al cardiopalma come il sorteggio (partono da un numero casualmente sorteggiato e interrogano lo studente che nell'elenco del registro di classe corrisponde a quel numero), il santo del giorno (immaginate la rabbia dei ragazzi nello scoprire che chiamarsi Ridge potrebbe essere una vera salvezza!) o il malefico scorrimento (dito indice che scorre su e giù per l'elenco provocando tremori e sudori freddi).
Abbiamo ironizzato anche sul rapporto inversamente proporzionale tra docenti e tecnologia, poiché a quanto pare ancora oggi, come 20 anni fa, più sei professore e meno te ne intendi di tecnologia. L'esistenza dei ragazzi, in questo caso, diventa motivo di sopravvivenza per i professori che grazie ai propri studenti riescono ad azionare la LIM o a far funzionare il proprio smartphone nuovo.
Anche i compagni di classe non sono stati risparmiati, dagli indifferenti e poco attenti ai falsi generosi che prima di prestare una gomma ti chiedono di esibire la dichiarazione dei redditi.
La mia emozione è difficile da esprimere perché nasceva da un misto di soddisfazione, divertimento e commozione, oltre che di orgoglio per questi due ragazzi così esplosivi.
Esplosivi... ma anche coraggiosi, perché sfido chiunque a prendersi gioco dei professori di fronte a un pubblico (il teatro Comunale era strapieno di gente!) a meno di venti giorni dall'esame di terza!
L'avermi poi chiamato in causa alla fine dello spettacolo consegnandomi una coppa (o, meglio, una coppetta su misura) potrebbe averli esonerati da parte delle responsabilità poiché, almeno al 50%, hanno potuto scaricare su di me la responsabilità di quanto avevano detto poco prima.
Sarà bastato a tutelarli?
A giugno lo scopriremo...
Partendo dagli spunti offerti dai ragazzi, quindi, mi sono trovata a ironizzare su insegnanti che ancora, come se il tempo si fosse fermato per 20 anni, per interrogarli usano tecniche al cardiopalma come il sorteggio (partono da un numero casualmente sorteggiato e interrogano lo studente che nell'elenco del registro di classe corrisponde a quel numero), il santo del giorno (immaginate la rabbia dei ragazzi nello scoprire che chiamarsi Ridge potrebbe essere una vera salvezza!) o il malefico scorrimento (dito indice che scorre su e giù per l'elenco provocando tremori e sudori freddi).
Abbiamo ironizzato anche sul rapporto inversamente proporzionale tra docenti e tecnologia, poiché a quanto pare ancora oggi, come 20 anni fa, più sei professore e meno te ne intendi di tecnologia. L'esistenza dei ragazzi, in questo caso, diventa motivo di sopravvivenza per i professori che grazie ai propri studenti riescono ad azionare la LIM o a far funzionare il proprio smartphone nuovo.
Anche i compagni di classe non sono stati risparmiati, dagli indifferenti e poco attenti ai falsi generosi che prima di prestare una gomma ti chiedono di esibire la dichiarazione dei redditi.
La mia emozione è difficile da esprimere perché nasceva da un misto di soddisfazione, divertimento e commozione, oltre che di orgoglio per questi due ragazzi così esplosivi.
Esplosivi... ma anche coraggiosi, perché sfido chiunque a prendersi gioco dei professori di fronte a un pubblico (il teatro Comunale era strapieno di gente!) a meno di venti giorni dall'esame di terza!
L'avermi poi chiamato in causa alla fine dello spettacolo consegnandomi una coppa (o, meglio, una coppetta su misura) potrebbe averli esonerati da parte delle responsabilità poiché, almeno al 50%, hanno potuto scaricare su di me la responsabilità di quanto avevano detto poco prima.
Sarà bastato a tutelarli?
A giugno lo scopriremo...
A due perle preziose come Francesco e Giulia tutto sarà perdonato! Oltre ad essere l'orgoglio dei loro genitori e dei loro padrini, sono l'orgoglio dei loro professori! Hanno saputo far ridere e commuovere, soprattutto la sottoscritta...
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