Scrivere: i buoni motivi per farlo e per NON farlo

      In questa foto Luigi Pirandello.
                «La vita si vive o si scrive, io non l'ho mai vissuta, se non scrivendola»          
      (Il fu Mattia Pascal, Feltrinelli Treves, 1919)




BUONGIORNO!!!
Mi sono detta: perchè pensare ai buoni motivi per leggere e non provare anche a individuare quelli per cui ne vale la pena scrivere?
Io ne avrei davvero tanti, ma ancora una volta proverò a semplificare in un elenco perchè SCRIVERE fa bene:

1)  è un buon esercizio per comunicare in maniera efficace, diretta e semplice. Scrivendo, infatti, si è costretti a rendere il discorso più completo ed elaborato;  la possibilità di  rileggere, inoltre, consente di limare, aggiustare e correggere,  migliorando forma e contenuto;
2)   permette di  dare forma ai propri pensieri, consentendo di approfondire la nostra riflessione su tematiche spesso date per scontate;
3)  rappresenta, almeno per me, una valvola di sfogo, pulita e "poiliticamente corretta" per tutte quelle cose che, a voce, direi in maniera certamente molto meno "accettabile". La dimensione pubblica di un blog, oltretutto, consente anche di ottenere un feedback più o meno immediato a questo sfogo, grazie ai commeti di persone che si sono rilette in quelle parole e le hanno fatte proprie;
4)   permette alla propria creatività di correre e saltare tra incastri di parole e immagini raccontate;
5)  ci ricorda quanto sia straordinaria la quotidianità, valorizza ogni aspetto magnifico della vita, rendendolo degno di essere raccontato.
 Italo Calvino scriveva: «L'arte di scrivere storie sta nel saper tirare fuori da quel nulla che si è capito della vita tutto il resto; ma finita la pagina si riprende la vita e ci s'accorge che quel che si sapeva è proprio un nulla» (Il cavaliere inesistente, Einaudi, 1959)
La vita, quindi, è ricca di racconti, ma c'è chi, a differenza di altri, li sa anche scrivere.
E questi altri, sempre più numerosi specialmente nell'infinito mondo del web, dovrebbero comprendere che, per il bene proprio e dell'intera umanità, non dovrebbero assolutamente scrivere.
Per vari, possibili motivi:

1) nel caso in cui la lingua italiana sia considerata una semplice reminiscenza di antichi e obsoleti scrittori. Per sapere scrivere bisogna avere la consapevolezza che la grammatica non è un mero accessorio della comunicazione, ma un elemento indispensabile per far sì che il messaggio arrivi a destinazione corretto, formalmente e semanticamente;
2) quando non si ha alcuna conoscenza di quello che si sta cercando di comunicare: copiare da altri siti o testi di qualsiasi natura non serve ad arricchire il proprio bagaglio culturale nè tantomeno quello di chi legge. In passato, dovendo scrivere articoli su argomenti non pienamente attinenti alla mia professione pedagogica, ho tentato di documentarmi leggendo sul web vari post sull'argomento. Il risultato, deprimente, è stato questo: ogni articolo era quasi completamente il clone di un'imprecisata fonte  originaria da cui pseudo "giornalisti" e blogger avevano semplicemente scopiazzato e, spesso, anche male;
3) nel caso in cui non si è in grado di produrre qualcosa di nuovo, ma si riesce soltanto a riproporre, spesso snaturandola e distruggendola, un'idea originariamente brillante e ricca di spunti; inutile sottolineare che anche in questo caso il web offre una grande casistica di "gemelli diversi";
4) qualora si pensi che l'ironia sia una cosa semplice e alla portata di tutti. L'ironia richiede una grande capacità di mettersi in gioco, un ottimo livello di astrazione e, soparattutto, una dose notevole di umorismo sottile e tagliente;
5) nel caso in cui, permettemi di dirlo, non si abbia niente da dire

Rileggendo il mio post mi rendo conto che potrei aver perso buona parte dei miei lettori che possono essersi identificati nella seconda parte o, cosa più pericolosa per me, possono aver collocato me in uno o tutti dei cinque motivi per cui non bisognerebbe scrivere.
Ma  ho deciso che preferisco rischiare...

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