Libriamoci 2017: Primo capitolo: Storie della buonanotte per bambine ribelli



«Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla, se non la loro intelligenza».
In queste parole di Rita Levi Montalcini è racchiuso, a mio parere, tutto il valore del libro che in questi giorni ho avuto il piacere di leggere insieme ai ragazzi dell'Istituto Comprensivo Filippo Traina  per Libriamoci a scuola, progetto che promuove la letture nelle scuole.
Storie della buonanotte per bambine ribelli, scritto da Elena Favilli e Francesca Cavallo ed edito da Mondadori, ci racconta l'intelligenza e la tenacia di 100 diverse donne, tra cui la stessa Rita Levi Montalcini, che non si sono fermate di fronte a nessun ostacolo, ma hanno lottato in epoche e luoghi diversi per lo stesso fine: affermare nel mondo la propria dignità e il proprio valore, contro ogni forma di pregiudizio. Lo scopo delle autrici, come dell'intero progetto in cui il libro si inserisce, è quello di stimolare nelle bambine di tutto il mondo il desiderio di abbattere stereotipi e pregiudizi sulla figura femminile, troppo spesso incatenata nel ruolo di fragile principessina da salvare.
Le protagoniste di queste cento storie non sono principessine e non sono per niente fragili: sono  guerriere pronte ad armarsi di coraggio e di passione, di pazienza e di cultura, di bellezza e di ingegno.
Sono donne che hanno vinto le loro battaglie con la forza che nasce dalla passione e dalla fiducia in se stesse e nelle proprie potenzialità, espresse in tutti i settori possibili e immaginabili: dalla scienza alla danza, dalla moda all'aeronautica, dall'istruzione alla pirateria, dalla cucina al pugilato.
Ho conosciuto storie a me ignote, ne ho rispolverate altre alla luce di questa forza motrice che  ha spinto queste donne a vivere a pieno la propria vita. Ho desiderato incontrarle, vederne i volti e approfondirne la conoscenza, per assorbire qualcosa di quell'energia che certamente hanno trasmesso a chi le ha accompagnate nel loro percorso.
Il testo non è stata una mia scelta, lo confesso, ma dell'insegnate coordinatrice del progetto, Antonella Mandarà, che ancora una volta, come lo scorso anno, ha creduto profondamente in Libriamoci e nel potere attrattivo della lettura.
Avendo intercettato sul web recensioni non sempre gratificanti e positive, mi ero fatta un'idea parzialmente sbagliata sul valore del libro, e avevo maturato la convinzione che fosse un mero prodotto commerciale senza una reale consistenza. Il mio primo approccio con le storie confermava la sensazione di avere di fronte a me una forma cartacea di wikipedia del mondo femminile, e non riuscivo a comprendere la valenza e la pertinenza del titolo scelto dalle autrici.
Come mi ha ricordato un giovanissimo studente, però, un libro non va mai giudicato dalla copertina, e solo entrandoci dentro se ne può comprendere fino in fondo il significato e l'obiettivo.
Proseguendo nella lettura, infatti, il quadro si è completato, e condividendo con i ragazzi le mie impressioni e le mie emozioni, la sua finalità è divenuta a ogni passo più chiara e lodevole.
Per quello che ha trasmesso a me, il libro è un fortissimo stimolo alla conoscenza di queste storie, affinchè possano essere da esempio per donne (e uomini) che rischiano di essere schiacciati da limiti imposti da una società gretta e cieca, incapace di valorizzare le differenze e sostenere l'uguaglianza insita nell'umanità di ognuno di noi.
Anche il titolo, alla fine, ha trovato posto in questo quadro interpretativo: la ribellione, che a molti critici ha provocato un senso di fastidio, è lotta contro  muri visibili e invisibili, è grido di potenzialità soffocate e libertà negate. A chi si è chiesto perchè bisognasse pensarle come storie della buonanotte, credo di poter rispondere che la notte, per le autrici, è  il luogo e lo spazio per i sogni, senza i quali non esisterebbe nessun progetto e quindi nessuna vita degna di essere chiamata tale.
E a proposito di vita, la mia ne ha certamente giovato.
E ne gioverà ancora, perchè per noi Libriamoci continua...

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