Due cuori e un cellulare

Ricordate quando abbiamo provato a classificare le persone in base al loro rapporto con lo smartphone?
Bene, adesso quel post mi gira e rigira nella testa poichè in questo momento io uno smartphone non ce l'ho.
Poco male, di certo nella vita sono altre le cose importanti, si può sopravvivere benissimo senza telefono, senza whatsapp...
Teoricamente sì, su un piano astratto il cellulare non rientra di certo tra quelli che  Maslow ha definito come bisogni primari, quelli cioè che rispondono ad una serie di pulsioni fisiologiche la cui soddisfazione si rivela essenziale alla sopravvivenza (bere, mangiare, dormire...).
Su un piano pratico, però, questa teoria si scontra con tutta una serie di piccole e grandi variazioni nella vita quotidiana che l'uso del cellulare ha introdotto, trasformandole in abitudini talmente radicate che, inevitabilmente, si sono trasformate in bisogni assolutamente indispensabili (o percepiti come tali).
Primo bisogno indotto dal cellulare: essere sempre e dovunque reperibile, come se ogni disastro dovesse capitare proprio nel momento in cui nessuno potrebbe comunicartelo.
L'ansia di non essere raggiungibile dai tuoi genitori, magari non più giovanissimi e in perfetta salute, o, ancora peggio, dai tuoi figli, ti divora al punto da far materializzare le ansie trasformandole in situazioni reali.
Sabato, ad esempio, non essendo contattabile, ho movimentato mari e monti affinchè un'amica comunicasse all'insegnante di Sara il numero del telefono fisso, in caso di bisogno. Dopo neanche mezz'ora, il caso di bisogno si è verificato,  poichè la maestra ha chiamato a causa di un mal di pancia della mia piccola.
Il giorno della festa di carnevale a scuola, poi, la situazione si è rivelata tragicomica.
Poichè prima di uscire da casa Sara aveva accusato ancora un certo malessere, ho chiesto alle maestre se potevo rimanere con lei durante lo spettacolo del clown, offrendomi in cambio come fotografa amatoriale e come aiuto con le due classi a loro affidate. 
Avevo comunicato alla maestra di Luca che sarebbe uscito con la madre di un compagno, poichè io prevedevo di riportare Sara a casa al più presto.
Poichè il compagnetto con cui sarebbe dovuto andare Luca era assente, la maestra si è premurata di comunicarmelo ma, non riuscendo a contattarmi ha telefonato a mio marito, il quale ha telefonato a mia madre che, non sapendo come raggiungermi, è venuta direttamente a scuola per tranquillizzarmi  che dopo sarebbe andata lei a prendere Luca.
Niente di male, penserete voi, e sarei d'accordo se non fosse che nell'ultimo periodo mio padre non è stato in gran forma...
Vedermi chiamare dalla collaboratrice scolastica e leggere da lontano nelle sue labbra "C'è tua mamma" mi ha fatto perdere ogni briciola di razionalità, ogni capacità di comprendere che, se mia madre era lì, mio padre doveva stare necessariamente bene. Senza pensarci mi sono messa a correre per  cercare una risposta che in quei due minuti si è tradotta nella mia mente in almeno due diverse immagini più o meno catastrofiche:
1) mio padre era peggiorato dalla sera prima (aveva solo un po' di febbre....) e l'ambulanza lo stava portando in prontosoccorso per cui mia madre era venuta a cercarmi d'urgenza;
2) la vittima del malessere era Luca, e la maestra non potendo contattare me aveva cercato mia madre.
Ora, capirete bene che, per quanto assurde e irrazionali fossero le mie ipotesi, il solo fatto di averle pensate, aveva scatenato in me una notevole accelerazione del battito cardiaco che, non si sa come, devo avere trasmesso alla maestra di Sara.  Vedendomi correre, ha pensato di venirmi dietro  elaborando nella propria mente altrettante ipotesi di disastro cosmico (mamma e ansia, si sa, formano quasi sempre un binomio perfetto!).
Ma l'ansia di non essere raggiungibile non è l'unico aspetto negativo.
Il problema del mio telefono deriva dalla batteria che, senza preavviso e senza darmi il tempo di abituarmi all'idea, ha deciso di morire in un attimo, mentre rispondevo a una chiamata. Per il resto, il telefono continua a funzionare, male come prima (un certo bagnetto lo ha acciaccato parecchio), ma continua a funzionare. Per questo motivo, avendo lo stesso modello di telefono di Samuele, quando posso, tolgo la batteria al suo e la trapianto nel mio per controllare i messaggi ricevuti. In questo modo, quando sono attiva io col telefono non lo è lui, e viceversa. Siamo come Michelle Pfieffer e Rutger Hauer  nel celebre film Ladyhawke (1984, regia di Richard Donner), dove interpretano due amanti colpiti da una maledizione che rende lei falco di giorno e lui lupo di notte, così da rendere impossibile i loro incontri e il loro amore.
Allo stesso modo, quando posso comunicare io non può Samuele e viceversa, cosa che, per quanto romanticamente struggente, si sta rivelando un po' complicata da gestire.
Perchè se due cuori e un'anima è corrispondenza d'amorosi sensi, due cuori e un cellulare è mancata corrispondenza, in tutti i sensi!

Commenti

  1. E' proprio vero. Non riusciamo più a farne a meno. Ma siamo tutti controllati e controllori e questo limita la nostra libertà e quella degli altri! In una società in cui si parla tanto, troppo, di libertà e di privacy ma in cui questi stessi concetti sono stati annullati dalla tecnologia!

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