Bambini e TG

Fonte: Huffington Post
Buongiorno ... si fa per dire... dato che il mio è iniziato all'incirca alle cinque del mattino a raccogliere quello che mia figlia ha riversato dolcemente sul letto...
Ma tralasciando i miei fatti di cronaca familiare, oggi volevo affrontare un argomento alquanto delicato: il rapporto tra i bambini e le notizie del telegiornale.
Premetto che qui guardare il telegiornale al momento è una rarità, poichè generalmente su Cartoonito, Rai yo-yo, Super e Boing difficilmente trasmettono news di cronaca e attualità.
Quelle poche volte in cui riusciamo a guardarlo a tavola, però, scatena sempre discussioni, a volte positive e propositive, altre più simili a confilitti.
Inutile negare che le continue notizie di stragi, delitti e devastazioni creano nei miei figli un certo turbamento, motivo per cui, anche se personalmente interessati ad ascoltare le notizie, spesso preferiamo cambiare canale pur di non turbarli troppo e tutelarli almeno finchè sarà possibile.
Chiaramente arriverà un momento in cui dovremo allentare questa rete di protezione, poichè ritengo che debbano scontrarsi gradualmente con la realtà in tutta la sua crudezza e complessità. Sarà necessario, inoltre, abituarli a essere informati sul mondo che li circonda, perchè possano maturare una buona coscienza civica e sociale.
Al momento, però, come dicevo prima, cerchiamo di evitare l'esposizione alle informazioni più dure e difficili da metabolizzare o di limitarla a piccole dosi.
Quello che mi colpisce particolarmente è il   senso di giustizia profondissimo che possiedono i bambini, ancora meravigliosamente puri e rispettosi delle regole, molto più di quanto lo siano gli adulti e molto oltre le nostre aspettative nei loro confronti.
L'indignazione che provano loro di fronte a determinati episodi di violenza e di ingiustizia sociale, di fronte a testimonianze di lesa dignità, è talmente forte da fare sfigurare gli adulti ormai spesso incapaci di provare emozioni altrettanto forti, come se il reiterarsi costante e subdolo di determinate dinamiche devianti e scorrette avesse creato una corazza o un'abitudine tale da fare sembrare ogni cosa normale o comunque accettabile per rassegnazione o per mancanza di coraggio.
I bambini invece non fanno che chiedersi perchè accadano determinate cose, perchè l'uomo sia così gretto e stupido da combattere con un altro uomo, cosa lo renda incapace di ragionare piuttosto che violentare il fisico e la mente altrui.
Oltre all'indignazione, spesso le notizie provocano in loro paura, per sè e per le persone a cui tengono,  specialmente quando sentono di disastri e calamità naturali o di follie omicide.
La paura maggiore, specialmente in Sara, nasce quando sente nominare città che associa agli zii o ad altre persone che conosce. Non avendo ancora ben chiaro il concetto di grande città e non riuscendo a comprendere che un singolo omicidio non necessariamente deve riguardare tutti gli abitanti del luogo nominato dal cronista, appena sente nominare Milano chiede subito notizie sugli zii e sul loro stato di salute.
Pochi giorno fa, invece, il giornalista parlava di un omicidio avvenuto a Firenze, città da cui proviene un suo nuovo compagno di classe. Il suo commento alla notizia è stato questo (commento acompagnato da occhi accigliati, la cui profondità non riuscirò mai a tradurre in parole): «Firenze? Hanno detto Firenze? Menomale che ormai F. si è trasferito qui, vero mamma?».
Ultimamente, anche le notizie relative ai movimenti della cara, vicinissima,  Etna le creano un certo sconvolgimento interiore, poichè comprende il pericolo che potrebbe comportare un'eruzione di grandi dimensioni.
Questa sua preoccupazione per i vulcani era già emersa qualche mese fa e vi riporto, a tale proposito, quanto avevo già raccontato nella nostra pagina Facebook:

«Sai, A. ha comprato un tipo di quaderno che se ne compri 10 puoi andare dove vuoi, anche alle Hawaii, ma io le ho detto di non andare alle Hawaii perchè c'è il vulcano! Meglio Leolandia!»
Poi, di fronte alla nostra espressione (serissima, ovviamente) ci tiene a precisare, con sguardo acuto e deciso:
«Il vulcano è pericoloso, eh, mica è Ketchup!».
L'altro giorno, invece, mi chiedeva se gli abitanti delle pendici etnee siano in grado di scappare in tempo in caso di pericolo, o se siano costretti a fare «scccccc!!!» (onomatopea associata, non so perchè, al viaggio estremo...!) ad ogni eruzione. La sua preoccupazione era rivolta anche al padrino di Luca, perchè  poichè Mattia, il figlio, le ha comunicato che oltre ad essere uno stimatissimo commissario tecnico di judo, Gaetano lavora, prima di tutto, all'Istituto di Vulcanologia di Catania.
A quel punto, ho cercato di rassicurarla, dicendole che nessuno avrebbe fatto sccccc poichè le abitazioni sono state costruite ad un'adeguata distanza di sicurezza, sperando in cuor mio di averle detto la pura e sacrosanta verità.
E alla luce di questa speranza affido a voi una domanda: quanto e a quali notizie dovrebbero essere esposti i bambini? A partire da quale età, secondo voi, è giusto renderli informati su tutto?
Occhio a come rispondete, parliamo di bambini, mica è Ketchup!

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