Fai bei sogni, di Massimo Gramellini
«I se sono il marchio dei falliti. Nella vita si diventa grandi nonostante!».
Una citazione, in una domenica di
maggio in cui si parlava di libertà nell’effettuare le proprie scelte, di
difficoltà nel sostenerle e difenderle nonostante tutto e nonostante tutti.
Una frase che mi ha colpito al
punto da impormi di acquistare il libro il prima possibile. Come quelle frasi
scritte sui muri delle grandi città che ci passano davanti agli occhi per caso,
ma ci fanno rabbrividire per la sensazione che in realtà sono state scritte lì apposta per
noi, per comunicarci qualcosa, per spingerci a svoltare in un senso piuttosto
che un altro.
In un periodo tormentato in cui
mi sembrava che tutto andasse storto, in cui ogni scelta mi sembrava sbagliata
e la mente era martellata da quei se,
nemici insistenti della mia serenità, ecco che in un piatto d’argento mi si
offre la possibilità di riflettere sui nonostante: potevo essere sbagliata, complicata e inadeguata, ma comunque forte e ancora capace di essere felice nonostante tutto. Alla luce di quello
che è successo solo otto giorni dopo, posso affermare ancora con più
convinzione che la consapevolezza di quei nonostante
insegna se non altro a vivere e gustare pienamente ogni attimo di quella vita
che pur sembrandoci così piatta si rivela invece così ricca.
Il libro, che ho appena finito di
leggere in poco più di 24 ore, è di Massimo Gramellini, vicedirettore de La Stampa che ogni sabato sera offre
agli spettatori di Che
tempo che fa la hit parade
delle notizie della settimana.
Il titolo del libro, Fai
bei sogni, richiama le parole con cui la madre dell’autore si congeda da lui per sempre, lasciando un
bambino di nove anni a combattere per tutta la vita con il significato di quel
saluto e con l’impossibilità di realizzarlo, fino a un certo punto.
L’autore racconta della sua
incapacità di accettare e comprendere quell’abbandono, al punto da negarlo e
nasconderlo in un cassetto e costruire attorno alla figura della madre miti che
ne giustificassero agli occhi degli altri l’assenza nella sua quotidianità. La
condizione di “figlio di una madre girovaga per motivi di lavoro” costituiva,
ai suoi occhi, uno status socialmente più accettabile rispetto a quello di
“orfano”.
Scivolando per quarant’anni su
questo castello di sabbia, accumula ferite e fatiche nel tentativo di
ricostruire le pareti crollate della sua esistenza, finché non accadono due
cose che gli mettono in mano gli strumenti per iniziare a costruire una dimora
di solido cemento: l’incontro con la sua anima gemella (capace di contrapporre
punti esclamativi alle sue continue ed estenuanti domande, e portatrice sana di
“bei sogni”) e la scoperta di una verità nascosta legata alla morte della madre.
Memore del monito di padre Nico, manesco
ma incisivo insegnante del periodo adolescenziale, si rende conto che quel
cemento è il frutto di un impasto che esclude i se ma comprende e si rafforza in funzione di quei nonostante.
Affrontare la verità sulla madre
e scoprire di possedere una forza da sempre negata ma presente e insistente
nonostante la sua morte, gli permette di
iniziare, finalmente, a vivere:
«L’intuizione ci rivela di
continuo chi siamo. Ma restiamo insensibili alla voce degli dei, coprendola con
il ticchettio dei pensieri e il frastuono delle emozioni. Preferiamo ignorarla,
la verità. Per non soffrire. Per non guarire. Perché altrimenti diventeremmo
quello che abbiamo paura di essere. Completamente vivi» (Massimo Gramellini, Fai bei sogni, Longanesi, Milano, 2012,
p. 196).
Un libro che mi ha colpito e mi è entrato dentro ancora prima di leggerlo e che in nessun modo ha deluso le mie aspettative.
è un libro meraviglioso!
RispondiEliminaD'accordissimo con te. L'impatto non era stato dei migliori... poi mi sono fatta prendere anche io dagli eventi della storia del protagonista, che poi altri non è che l'autore stesso, dal modo in cui li ha vissuti e filtrati per anni fino a quando non sono giunta al "colpo di scena" che mi ha lasciato letterarmente senza fiato! In quel momento, più che in ogni altro punto del romanzo, ho pensato quanto bisogna ripetersi a lungo nella vita di essere fortunati e di darsi e farsi forza ogni giorno sempre più, cercando di affrontandola sempre a testa alta nel tentativo di "rimanere con i piedi per terra mentre si tendono gli occhi al cielo"...
RispondiEliminaLo definirei "brillante" per la tecnica narrativa e lo stile espressivo e "illuminante quanto sconcertante" per quanto riguarda il contenuto...
Sonia
...e soprattutto per quanto riguarda il messaggio che trasmette.
RispondiEliminasempre Sonia :)
Approdo da fb gruppo schoolmommies mi sono fatta un giretto e mi piace qui, mi sono aggiunta ai lettori
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