Kung Fu Panda 3: i due "papini" di Po
Un panda, certamente familiare al nostro Po, era comparso fugacemente nell'ultima scena del secondo capitolo, lasciando intendere che ci sarebbe stato un seguito alla storia.
Quel panda altri non era che Li Shan il vero padre di Po.
Per chi non avesse visto il secondo capitolo della saga, è d'obbligo un passo indietro, per ricordare che il piccolo Po era stato cresciuto da un padre adottivo, un'oca che lo aveva trovato, cucciolo affamato e solo al mondo, fuori dal proprio ristorante.
Il piccolo era stato portato via dal proprio villaggio dalla madre, in fuga dai seguaci di Lord Shen, rei di aver saccheggiato e distrutto il loro villaggio. Il pavone vanesio infatti, temendo la profezia che lo vedeva sconfitto da un panda, pensava che sarebbe bastato cancellarne l'intera stirpe per sfuggire al proprio destino.
Ma non aveva fatto i conti con la forza dei "teneri orsacchiotti" e, soprattutto, con l'amore incondizionato di una madre.....
Nessuna madre surrogata, infatti, nessuna gravidanza mercenaria e nessun arbitrario allontanamento di un bambino dal grembo materno: solo ed esclusivamente il tentativo disperato di un genitore di salvare il proprio cucciolo, anche a costo di separarsi da lui, sacrificando la propria stessa vita.
Chi non si è commosso guardando quella scena?
Quale genitore può negare di aver pensato, anche solo per un istante, che avrebbe fatto certamente la stessa cosa?
Questo è il motivo per cui il protagonista si trova ad avere due padri: il primo, quello adottivo, tanto improbabile quanto indispensabile per la sua crescita; il secondo, quello naturale, a cui l'universo offre la possibilità di ritornare a vivere cercando il proprio figlio che credeva perso per sempre.
In questo terzo capitolo i due padri si incontrano, e dopo l'iniziale rivalità e la reciproca diffidenza, si rendono conto di poter unire le proprie forze per sostenere Po in un momento difficile: «Avevo paura che me lo portassi via, ma la tua presenza nella vita di Po non significa che io ci rimetto, ma che ci guadagna Po» (Sig Ping, papà adottivo).
Nessuna relazione tra i due padri, nessun legame se non quello creato dal comune amore per un figlio, salvato e accudito da uno, perso e ritrovato dall'altro.
Nessun manifesto della relazione omosessuale, come molti stanno affermando in maniera, a mio parere, arbitraria e molto riduttiva e irrispettosa del poliedrico e profondo messaggio lasciato dal film.
Nessun riferimento esplicito all'omosessualità, ma grande rispetto per l'amore che supera i confini della morte, a giudicare dalla dolcissima dichiarazione che Li Shan fa alla moglie scomparsa: «Lei era il pacchetto completo [...], era l'amore della mia vita».
Che poi il panda abbia cambiato tendenze rimanendo folgorato dall'oca, beh, tutto è possibile, ma di certo non è questo il messaggio principale del film. Può anche darsi che, in questo preciso momento storico, il regista abbia voluto porsi a difesa della stepchild adoption, ma lo ha fatto comunque in maniera velata e indiretta, senza inserire scene che potessero turbare nè tantomeno deviare la coscienza dei bambini, o le loro preferenze sessuali. Nessuna giustificazione per chi sta tentando di boicottare il film, quindi, scrivendo e pronunciando giudizi del tutto infondati (mi chiedo se lo abbiano visto, il film, prima di giudicarlo!). Nessun «lavaggio del cervello gender ai bambini» come lo ha definito Mario Adinolfi su Facebook, invitando caldamente i genitori a non portare i propri figli al cinema, per non esporli a un grave pericolo di spersonalizzazione e deviazione sessuale subliminale. Adinolfi, che purtroppo non è un pessimo comico ma il direttore del quotidiano La Croce, è (cosa ancora più preoccupante) uno dei candidati a sindaco per la città di Roma, per il Partito della famiglia. A mio parere il suo è stato un maldestro, e certamente inutile, tentativo di strumentalizzare un prodotto cinematografico degno di fare esplodere le sale.
E, a proposito di questo, devo assolutamente raccontarvi della nostra personalissima visione della prima nazionale del film.
Ma di questo, e molto altro vi parlerò domani...
Nel frattempo, se voleste andare al cinema, fatelo pure, NON NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE!
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