Maestri di "primaria" importanza.

Oggi, 9 Giugno 2018, dopo cinque intensi anni, il filosofo giurista che adesso sogna di diventare etologo ha completato il primo ciclo di scuola.
Mentre ancora sento l'odore della sua pelle di neonato e nelle orecchie mi riecheggiano le metafore di mostriciattolo di appena due anni, devo rassegnarmi all'idea che sta crescendo.
Oggi un video strappalacrime, architettato a dovere dalla nostra mitica e coraggiosissima rappresentante di classe (che ha supportato tutti per ben cinque anni!) ci ha ricordato da dove siamo partiti, ci ha dato chiara testimonianza di quanto sia importante e pieno di cambiamenti il percorso della scuola  primaria.
I nostri figli sono entrati piccoli e buffi esserini sdentati, incapaci di accostare una lettera all'altra, e adesso sono ragazzini e ragazzine dallo sguardo profondo, che si affacciano all'adolescenza con curiosità mista a paura (soprattutto la nostra, poveri impreparati genitori!).
Cinque anni fa si sono seduti in  banchi che apparivano enormi, gli stessi banchi e le stesse sedie che adesso a stento riescono a contenerli. Non sapevano tenere in mano una penna e adesso scrivono temi e riassunti, sapevano contare forse fino a dieci mentre adesso sanno che l'universo dei numeri è infinito. Hanno imparato a capire la differenza tra compagno e amico, a stringere relazioni che difficilmente dimenticheranno.
La scuola primaria è indiscutibilmente quella in cui avviene una trasformazione che, a pensarci bene, ha il sapore di una piccola, grande magia: si entra bambini e si esce studenti. 
In questa metamorfosi, fondamentale è il ruolo degli insegnanti, veri e propri maestri di vita: li guidano e li accompagnano, li sorreggono e li correggono, li gratificano e li ammoniscono, li istruiscono e li educano.
A conclusione di questa esperienza, posso dire che Luca ha avuto dei bravissimi maestri che hanno trasmesso, ognuno con la propria  personalità e il proprio metodo, saperi e strumenti per conoscere il mondo.
Il mio grazie speciale di oggi va ai due maestri che lo hanno accompagnato per tutti i cinque anni, la piccola e concentrata Maria e il grande, mooooolto grande, Giuseppe. So che il loro nomi fanno pensare a una moderna rivisitazione del Presepe francescano, ma posso assicurarvi che occuperanno sempre un posto molto importante nella nostra memoria.
La maestra Mariuccia (il diminutivo, ve lo assicuro, non è colpa mia!) è stata una mamma tra le mamme, attenta a ogni segnale di malessere e capace di rispettare i momenti di stanchezza dei bambini e il loro sacrosanto diritto a godersi i momenti di vacanza. Con il suo alternare dolce e amaro e la sua indispensabile autorevolezza, è sempre riuscita a far rigare dritto una classe a volte un po' movimentata. Le dobbiamo riconoscere la pazienza e la disponibilità ad accogliere le nostre richieste di mamme ansiose in ogni momento, esclusi i 90 minuti in cui giocava la sua Juve (90 preziosissimi minuti nei quali pretendeva rispetto e  devoto silenzio!).
E poi c'è stato lui, il maestro Giuseppe, con la sua inesauribile creatività, con la sua capacità di comunicare saperi in modi sempre nuovi, di educarli all'ascolto di  Mickael Jacson come di Rossini.
A lui dobbiamo la scoperta di informazioni a volte anche poco note e una proposta formativa sempre ampia e ricca. Inutile dire che per uno studente come Luca, curioso e pieno di domande (anche esistenziali), interessato a conoscere le cose ma soprattutto a capire il perchè  di ogni evento, il maestro enciclopedico (oltre che ciclopico, direi!) è stato il meglio che ci potesse capitare.
In più di un'occasione mi sono meravigliata di fronte a nuove conoscenze di Luca il quale, alla mia domanda su dove o come le avesse scoperte rispondeva, con aria stupita e quasi di rimprovero: «Mamma! Ma secondo te chi mi lo poteva dire?». A quel punto sapevo che la risposta, sottintesa e per lui scontata era, ovviamente, il maestro.
L'emozione di oggi, trasmessa dagli occhi "sudati" delle mamme e della maestra, e  dai singhiozzi e dai lacrimoni dei bambini (Luca singhiozzava e rideva allo stesso tempo, non era il solo) conferma quanto l'ultimo giorno di quinta sia un passaggio decisivo, doveroso ma sofferto.
Si chiude un capitolo, sicuramente il più importante della loro formazione, e se ne apre un altro, completamente diverso. 
I bambini hanno abbracciato i maestri sapendo che potranno sempre contare su di loro, ma consapevoli che non accompagneranno più le loro giornate.
A Luca un  augurio per il prossimo anno:  trovare sempre insegnanti capaci di formarlo non solo come studente ma anche, e soprattutto, come persona, di conservare sempre  un piacevole ricordo di ogni compagno  e di non perdere mai i suoi, inseparabili, amici.



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