La relazione educativa: definizione e individuazione delle fasi principali
Oggi torno a parlarvi di un tema che mi riguarda personalmente come madre, come pedagogista, come animatrice di gruppi di AC, come persona: la relazione educativa.
Lo faccio ispirandomi alle argomentazioni che ho usato con i capi branco dei lupetti della diocesi di Ragusa.
Non a caso si utilizza il binomio relazione educativa, poichè alla base di ogni processo pedagogico c'è, innanzitutto, una relazione, un legame tra due persone che diventa educativo nel momento in cui entrambi i soggetti in esso coinvolti ne traggono insegnamenti funzionali alla propria crescita individuale e sociale. In questa ottica nessun rapporto educativo va inteso come un processo a senso unico, bensì come un percorso fondato sulla reciprocità. Come madre sperimento ogni giorno questa reciprocità, mi accorgo che dai miei bambini imparo sempre cose nuove, apprendo nuovi modi di vedere e interpretare la realtà, filtro i miei occhi spesso troppo abituati alle cose che mi circondano, per attribuire ad esse nuovi significati, nuovi valori.
In linea con il pensiero di Robert Baden Powell, fondatore nel 1907 dello scautismo, siamo partiti da una definizione "socratica" dell'educazione, intesa non come trasmissione e inculcazione di precetti e di regole preconfezionate e rigide, ma come procedimento maieutico. Come una levatrice, infatti, ogni educatore deve cercare di tirare fuori (e-ducere) dal proprio allievo o educando, cio che ha dentro di sè: doni, pensieri, talenti, competenze e abilità. Puntando su queste, potrà aiutarlo a potenziare le proprie abilità emergenti e a scoprire quelle ancora nascoste.
Fondamentale secondo la metodologia dello scautismo è l'esperienza, da cui partire e a cui tornare nel percorso pedagogico. Fondare l'educazione sulla concretezza e la quotidianità di ogni ragazzo, quella che in AC prende il nome di catechesi esperenziale, è l'unico modo per raggiungere obiettivi più radicati e duraturi nel tempo.
Insieme ai capi, abbiamo poi riflettutto sulle fasi della relazione educativa attraverso una dinamica di gruppo.
Il gioco che ho proposto, semplicissimo, consisteva nello scambio di posto tra i vari componenti del gruppo al grido di un segnale convenzionale.
Il gioco si è svolto in quattro fasi:
I FASE: Nessuna regola precisa da seguire, se non quella di cambiare il proprio posto con un altro al tre!
II FASE: Il conduttore del gioco indica una regola precisa da seguire nello scambio, indicando, ad esempio, una particolare categoria di persone che dovranno spostarsi dalla propria a un'altra sedia (ad esempio: tutte le persone con le scarpe da ginnastica; oppure: tutte le persone con i capelli corti, e cose del genere);
III FASE: Il conduttore sceglie dei membri del gruppo ai quali, di volta in volta, assegna il compito di decidere la regola da applicare e i criteri da seguire nello spostamento (il conduttore via via scelto può, ad esempio, decidere che i partecipanti dovranno spostarsi a destra o a sinistra di tre posti);
IV FASE: Il conduttore affida a tutto il gruppo il compito di scegliere, in maniera partecipata e condivisa tra i vari membri, la regola da seguire.
Ad ogni fase del gioco corrispondeva una fase di vita del gruppo, e quindi un diverso livello della funzione dell'educatore:
I FASE: il gruppo, appena formato, non è ancora un vero e proprio gruppo, ma semplicemente un insieme di persone che condividono uno stesso luogo e che hanno come obiettivo comune quello di intraprendere uno stesso percorso formativo. In questa fase predomina il caos, non esiste un sistema di regole condivise, non esistono ancora relazioni solide.
II FASE: Il ruolo dell'educatore è fondamentale e la conduzione del gruppo spetta prevalentemente a lui che stabilisce le regole e fornisce ai ragazzi un sistema di valori a cui ispirarsi.
III FASE: L'educatore, avendo imparato a conoscere ciascuno dei propri ragazzi, comincia a responsabilizzarli, affidando compiti e ruoli che corrispondano alle loro predisposizioni e alle loro specifiche abilità;
IV FASE: Il gruppo, avendo raggiunto un livello adeguato di maturità, sia relazionale che di crescita individuale di ogni membro, comincia ad essere in grado di autogestirsi, per cui la relazione educativa si trasforma nettamente: non più centralizzata e fondata sul ruolo predominante dell'educatore/capo, ma decentrata e fondata su una co-gestione, su una cooperazione e partecipazione di ogni suo membro.
Sebbene questa articolazione non possa mai essere netta e assoluta, la sua semplificazione è funzionale alla comprensione di una caratteristica fondamentale della relazione educativa: il suo procedere, in maniera graduale e progressiva, verso una sempre maggiore autonomia del ragazzo.
L'educatore deve rendere il ragazzo capace di farcela da solo, senza la sua supervisione e guida costante.
Trattandosi di risorse umane, ovviamente, questa articolazione non può e non deve essere rigida, nè tantomeno la sua progressione verso l'ultima fase è da considerarsi definitiva. Il gruppo, infatti, come il singolo ragazzo, può vivere nuovi momenti di confusione e di squilibrio che richiedano un ritorno all'accentramento e quindi un nuovo intervento educativo da parte del capo, che dovrà ricreare un nuovo ordine, e ricostruire nuovi percorsi verso l'autonomia e la cogestione del rapporto educativo. Tali squilibri possono dipendere dall'intervento di svariati fattori nella vita del singolo ragazzo (perdite, problematiche familiari, malattie) ma anche di tutto il gruppo (ingresso di nuovi elementi, abbandono da parte di altri, cambiamento della figura del capo/educatore). Risulta fondamentale quindi la capacità di gestire questo percorso con flessibilità ed elasticità, prestando attenzione alle situazioni specifiche e ai vissuti personali e collettivi.
Oltre alla definizione di relazione educativa, e alla riflessione sulle sue fasi principali, si è anche affrontata la questione delle modalità con cui stimolare la partecipazione del ragazzo al processo educativo che lo vede protagonista, ma questo punto merita un'argomentazione a parte che tratteremo nel prossimo post.
Commenti
Posta un commento